Meme cattolici: annunciare il Vangelo con vignette e fotomontaggi?

«Quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti». Anche con i meme? Insomma, è giusto ed è efficace usare i meme per annunciare il messaggio di Gesù?

Nei mesi scorsi abbiamo già dedicato un tutorial ai meme di Internet. Abbiamo appurato come queste vignette divertenti non siano solo vignette, ma rappresentino piuttosto una manifestazione di un più diffuso, trasversale e influente linguaggio della Rete.

Questo linguaggio – che muta in continuazione secondo il ciclo delle notizie, delle mode e dei tormentoni – è importante perché modifica il nostro pensiero, i nostri consumi e persino le nostre scelte politiche. Un linguaggio ancora più cruciale di questi tempi perché con i suoi sintagmi – le unità significative autonome che lo compongono – oltrepassa le mille camere dell’eco nelle quali le persone tendono a vedere solo i contenuti di chi già la pensa come loro.

Fin dagli esordi della Rete, ma ancor di più dalla nascita dei social network che hanno di fatto radunato gli utenti prima dispersi in uniche piazze virtuali, i meme hanno rappresentato un mezzo di comunicazione utile anche a raccontare settori specifici della realtà.

Abbiamo i meme sul calcio, i meme sulla politica, i meme sul mondo dello spettacolo, dal Festival di Sanremo all’ultimo film di supereroi. Ci sono molte pagine e gruppi sui social dedicati esplicitamente alla produzione di meme su questi argomenti. Ma capita anche che account ufficiali di personaggi, politici, partiti, aziende o marche pubblichino loro stessi dei meme.

E tra gli argomenti di cui i meme si sono occupati ci sono anche i temi religiosi. Il fenomeno dei “meme cristiani” è ormai antico quanto i meme stessi. La storia della Chiesa su Internet ci ha mostrato come ogni volta che sono nati dei canali o degli strumenti – dai siti internet alle app, dai profili social alle chatbot – ci sono sempre stati dei pionieri che li hanno esplorati per portare il Vangelo in essi.

Nel tutorial di oggi indichiamo tre avvertenze sui meme a tema religioso e tre consigli. Partiamo dalle avvertenze.

 

1 – I meme cristiani si trovano in tutte le lingue, ma l’inglese le accomuna tutte

Il fenomeno dei meme cristiani trae origine negli ambienti di cultura anglosassone ed ha poi trovato in varie parti del mondo, Italia compresa, la sua dimensione. Molti meme da tutto il mondo nascono però in lingua inglese per trovare una diffusione più ampia e rende i meme ancora più inquadrabili come meme. Insomma, l’inglese sta ai meme come i cavalli ai film western.

2 – Molti meme cristiani nascono in ambienti più interessati a consolidare l’identità interna che a dialogare con l’esterno

Dietro ad ogni meme, c’è un autore, con una sua visione del mondo e della fede. Molti meme a tema religioso, specie in ambiente anglosassone, nascono in uno spirito di contrapposizione – sebbene raramente violenta o offensiva – con altre confessioni cristiane o ideologie politiche. Questa contrapposizione non serve a polemizzare con l’esterno, ma a rafforzare l’identità interna tramite ironia e vis polemica. Come potrete ben intuire, certi messaggi servono per l’appunto a consolidare un’identità più che ad essere strumento di una Chiesa “in uscita”.

3 – I meme cristiani non possono essere un modo “facile” per appellarsi ai giovani

Secondo le regole non ufficiali della rete non c’è cosa peggiore di un “meme forzato”, cioè rendere un meme qualcosa che non è virale. Ma è altrettanto brutto utilizzare i meme in contesti in cui non stanno bene, o, peggio ancora, pubblicare elementi di natura altamente informale in contesti che invece richiedono formalità. Non si può pensare di rivolgersi ai nativi digitali con dei “meme” artificiali.

 

I meme dunque sono sconsigliati agli evangelizzatori del web? Non necessariamente. I meme possono essere un ottimo modo di dare testimonianza del Vangelo, ma occorre essere consapevoli dei rischi di una comunicazione non ottimale.

 

In conclusione ci sentiamo di suggerire tre direzioni:

 

1 – I meme sono uno strumento informale, possono comunicare una fede autentica

I meme rappresentano il volto meno formale, più alla mano e senza preconcetti della rete. Le persone vi si approcciano mettendo un po’ di loro stessi. Ecco dunque come i meme – condivisi dunque nelle pagine delle singole persone, influencer o meno – e non tanto delle istituzioni possono essere un modo per rispecchiare un’autentica testimonianza di fede.

2 – I meme raccontano esperienze, possono comunicare una fede esperita

Gran parte dei meme raccontano, in forma sintetica e dicotomica, esperienze di vita, quotidiana o straordinaria. In pagine Facebook cattoliche in lingua italiana, come la/c/chiesa o Cattonerd, spesso troviamo meme che raccontano e riattualizzano il Vangelo della domenica confrontandolo con le esperienze di tutti i giorni. Possono rappresentare una finestra – anche verso il mondo esterno – della fede vissuta nella quotidianità.

3 – I meme si basano sull’ironia, dunque sono molto diversi a seconda di come scherziamo

I meme vogliono far ridere, o per lo meno, sorridere. Molti meme funzionano perché si prendono gioco di qualcuno. E molti meme in ambito cristiano si prendono gioco degli altri. Ma c’è un altro modo. Papa Francesco ci ha ricordato nella Gaudete et Exultate come «la gioia cristiana è accompagnata dal senso dell’umorismo, così evidente, ad esempio, in san Tommaso Moro, in san Vincenzo de Paoli o in san Filippo Neri». «Il santo – infatti – è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo. Senza perdere il realismo, illumina gli altri con uno spirito positivo e ricco di speranza». Se è la gioia vera quella che ci guida, anche i meme saranno più divertenti ed efficaci.

Testo: Andrea Canton

Autore: Andrea Canton
Leggi il tutorial completo su weca.it